L'età del dubbio/l'âge du doute

Concetta Modica e Sophie Usunier sono state invitate in residenza in Sicilia per un mese. Confessioni, paure, dibattiti tra le due artiste su L'ETÀ DEL DUBBIO che si è concluso in una mostra.

“Il lavoro si baserà sulla nostra convivenza, sulla condivisione degli spazi, sul nostro modo di lavorare sia insieme che individualmente, su come ci relazioneremo con la città. Una di noi conosce la Sicilia da sempre e l’altra la vede per la prima volta, gli occhi di ognuno faranno da filtro per l’altra”.

Le artiste hanno invitato per l'occasione Francesca Alfano Miglietti, Luigi Fassi, Francesco Lauretta, Francesco Lucifora, Don Antonio Sparacino.

* Concetta Modica et Sophie Usunier ont été invitées en résidence qu'elles ont intitulée L'ETÀ DEL DUBBIO (l’âge du doute). Confession, peurs, débats entre les deux artistes sur ce thème qui s'est conclu par une exposition.


“Le travail se basera sur notre cohabitation, sur le partage du lieu, sur notre mode de travailler que ce soit ensemble ou individuellement, sur notre relation à la ville de Sicily. Une d’entre nous connait Scicli depuis toujours, et l’autre la voit pour la première fois, Nos propres yeux serviront de filtre à l’autre”.


Les artistes ont invité pour l’occasion Francesca Alfano Miglietti, Luigi Fassi, Francesco Lauretta, Francesco Lucifora, don Antonio Sparacino.




domenica 11 agosto 2013

Luigi Fassi

























Habitat2|Concetta Modica Sophie Usunier
7 luglio  Grotta del Timponello Scicli

(*en cours de traduction)

ADRIANO OLIVETTI, PIER PAOLO PASOLINI, DANILO DOLCI
La modernità italiana come dubbio irrisolto

Vorrei iniziare questo intervento sottolineando tre figure, Adriano Olivetti, Pier Paolo Pasolini e Danilo Dolci, che sono le figure chiave per capire la relazione ambigua, fallimentare e non affermata tra l'Italia e la modernità. Olivetti fu un imprenditore, Pasolini un poeta, uno scrittore, un critico e un regista e Dolci un sociologo, probabilmente il meno conosciuto dei tre da un pubblico internazionale.

Arrivato a Napoli nel 1955 per aprire una filiale della sua impresa a Pozzuoli, il primo avamposto della compagnia in Sud Italia progettato dall'architetto Luigi Cosenza, l'imprenditore Adriano Olivetti tenne un discorso appassionato di fronte ai suoi operai, sul conflitto contemporaneo tra natura e lavoro industriale, e sul destino degli operai italiani che erano stati obbligati a lasciare la terra e l'agricoltura per lavorare in fabbrica. Olivetti delineò una situazione apocalittica, descrivendo la relazione tra la tradizione e la cultura contadina, e le nuove realtà industriali italiane, puntando il dito contro la frattura profonda che ci fu tra migliaia di anni di una certa civilizzazione Mediterranea e la brutale diversità contemporanea della produzione di massa. Le parole di Olivetti erano visionarie ed è ancora oggi difficile credere che siano state pronunciate da un privato imprenditore di fronte ad un pubblico di operai durante l'inaugurazione di un nuovo stabilimento della sua azienda:

"L'uomo, strappato alla terra e alla natura dalla civiltà delle macchine, ha sofferto nel profondo del suo animo e non sappiamo nemmeno quante e profonde incisioni, quante dolorose ferite, quanti irreparabili danni siano occorsi nel segreto del suo inconscio. Abbiamo lasciata, in poco più di una  generazione, una míllenaria civiltà di contadini e di pescatori. Per questa civiltà, che è ancora la civiltà presente nel Mezzogiorno, l'illuminazione di Dio era reale ed importante, la famiglia, gli amici, i parenti, i vicini, erano importanti; gli alberi, la terra, il sole, il mare, le stelle erano importanti. [...] Lo sconvolgimento di due guerre ha spinto l'uomo definitivamente verso l'industria e l'urbanesimo. Esso ha strappato il contadino alla terra e lo ha racchiuso nelle fabbriche." 
Adriano Olivetti, “Città dell’Uomo”, Edizioni di Comunità, Torino, 2001 (prima edizione in 1960), pp. 100-101

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Luigi Fassi