L'età del dubbio/l'âge du doute

Concetta Modica e Sophie Usunier sono state invitate in residenza in Sicilia per un mese. Confessioni, paure, dibattiti tra le due artiste su L'ETÀ DEL DUBBIO che si è concluso in una mostra.

“Il lavoro si baserà sulla nostra convivenza, sulla condivisione degli spazi, sul nostro modo di lavorare sia insieme che individualmente, su come ci relazioneremo con la città. Una di noi conosce la Sicilia da sempre e l’altra la vede per la prima volta, gli occhi di ognuno faranno da filtro per l’altra”.

Le artiste hanno invitato per l'occasione Francesca Alfano Miglietti, Luigi Fassi, Francesco Lauretta, Francesco Lucifora, Don Antonio Sparacino.

* Concetta Modica et Sophie Usunier ont été invitées en résidence qu'elles ont intitulée L'ETÀ DEL DUBBIO (l’âge du doute). Confession, peurs, débats entre les deux artistes sur ce thème qui s'est conclu par une exposition.


“Le travail se basera sur notre cohabitation, sur le partage du lieu, sur notre mode de travailler que ce soit ensemble ou individuellement, sur notre relation à la ville de Sicily. Une d’entre nous connait Scicli depuis toujours, et l’autre la voit pour la première fois, Nos propres yeux serviront de filtre à l’autre”.


Les artistes ont invité pour l’occasion Francesca Alfano Miglietti, Luigi Fassi, Francesco Lauretta, Francesco Lucifora, don Antonio Sparacino.




venerdì 9 agosto 2013

(*en cours de traduction)

Parlo del dubbio che un'opera che ho qui in collezione obbliga a superare. l'opera è di luca. non penso di fare cambiamenti...












Vedere o essere visti (2008) è il titolo dell’installazione di Luca Pancrazzi nella Collezione del Museo d’arte per bambini a Siena. Le foto, di Carlo Aldinucci, sono state fatte ad un dettaglio dell’opera, in realtà costituita da molti elementi. 
... e di una parte voglio scrivere... accennare...

Occhi che si incrociano, occhi che coesistono e scorrono sulla superficie di una lente che una fotografia, quasi magicamente, riesce a suggellare, portando alla coabitazione immagini che si possono sovrapporre ma mai si possono “fissare” nel loro co-esistere. Infatti, questa azione è impossibile nella vita naturale e quotidiana dell’opera, la quale, nella dinamicità della mutevolezza del suo esserci nel presente, lascia scorrere l’immagine dell’hic et nunc, avendo fermato, dall’inizio, soltanto lo sguardo dietro la lente. 
E’ lo sguardo che viene dal passato (lo sguardo di Giacomo II bambino, miniatura inglobata nell’installazione di Luca Pancrazzi)  che osserva immoto altri occhi che a volte dimostrano la curiosità di vedere, mentre altre volte, persi nella ricerca di sé, possono sgranarsi ignari/ciechi di fronte a quello sguardo instancabile.

La foto ha reso possibile, nel senso che ha reso visibile quello che nella realtà comporta una scelta, non è possibile tenere lo sguardo sugli occhi celati dalla lente e sul tuo sguardo riflesso.
L’opera obbliga a scegliere, se non scegli nulla di te si rifletterà nell’opera, ma sarai come un dubbio fugace che come appare scompare. Ma la scelta prevede nella sua pratica il passaggio attraverso il dubbio, puoi scegliere di attraversarlo come saetta, rimanere ignaro rispetto alla scelta o scegliere di non scegliere ... e in seguito ... questo diventa individualità, questo è aneddoto.
Anche la foto reca la traccia del dubbio nella sua sintesi formale, nella sua sintesi ha dovuto ammettere il dubbio che si manifesta (come altrimenti?) in fuoco e fuori-fuoco. Del resto... Vedere o essere visti
Michela Eremita

(*en cours de traduction)


*
parlo del dubbio che un'opera che ho qui in collezione obbliga a superare. l'opera è di luca. non penso di fare cambiamenti...




Vedere o essere visti (2008) è il titolo dell’installazione di Luca Pancrazzi nella Collezione del Museo d’arte per bambini a Siena. Le foto, di Carlo Aldinucci, sono state fatte ad un dettaglio dell’opera, in realtà costituita da molti elementi. 
... e di una parte voglio scrivere... accennare...

Occhi che si incrociano, occhi che coesistono e scorrono sulla superficie di una lente che una fotografia, quasi magicamente, riesce a suggellare, portando alla coabitazione immagini che si possono sovrapporre ma mai si possono “fissare” nel loro co-esistere. Infatti, questa azione è impossibile nella vita naturale e quotidiana dell’opera, la quale, nella dinamicità della mutevolezza del suo esserci nel presente, lascia scorrere l’immagine dell’hic et nunc, avendo fermato, dall’inizio, soltanto lo sguardo dietro la lente. 
E’ lo sguardo che viene dal passato (lo sguardo di Giacomo II bambino, miniatura inglobata nell’installazione di Luca Pancrazzi)  che osserva immoto altri occhi che a volte dimostrano la curiosità di vedere, mentre altre volte, persi nella ricerca di sé, possono sgranarsi ignari/ciechi di fronte a quello sguardo instancabile.

La foto ha reso possibile, nel senso che ha reso visibile quello che nella realtà comporta una scelta, non è possibile tenere lo sguardo sugli occhi celati dalla lente e sul tuo sguardo riflesso.
L’opera obbliga a scegliere, se non scegli nulla di te si rifletterà nell’opera, ma sarai come un dubbio fugace che come appare scompare. Ma la scelta prevede nella sua pratica il passaggio attraverso il dubbio, puoi scegliere di attraversarlo come saetta, rimanere ignaro rispetto alla scelta o scegliere di non scegliere ... e in seguito ... questo diventa individualità, questo è aneddoto.
Anche la foto reca la traccia del dubbio nella sua sintesi formale, nella sua sintesi ha dovuto ammettere il dubbio che si manifesta (come altrimenti?) in fuoco e fuori-fuoco. Del resto... Vedere o essere visti

Michela Eremita